Scuola Aperta… che possibilità!

Dopo l’incredibile successo del primo incontro, l’ITI Moda Zanussi di Pordenone torna ad aprire le porte delle proprie aule il prossimo 16 Dicembre.

Come al solito l’appuntamento è per sabato pomeriggio, dalle h 15:00 alle h 18:00, per permettere a più famiglie possibile di raggiungerci senza problemi nella pausa del weekend.

Cogliete l’occasione, quindi, per venire a conoscere i professori e le materie più interessanti di questo corso di studi, non ve ne pentirete!

Il ‘tour’ sarà guidato per voi dai nostri stessi allievi, che vi accompagneranno in un percorso di aule dove troverete i docenti delle materie professionalizzanti: dal mondo dell’ideazione per la moda alla modellistica, dai laboratori CAD alle tecnologie, dalle tecniche di taglio a quelle di sartoria, fino ad arrivare alle ‘scoppiettanti’ dimostrazioni nel laboratorio di chimica tessile.

Un viaggio, quindi, in cui è possibile farsi un’idea di quello che è la nostra scuola e delle professionalità coinvolte, che, vi assicuriamo, sono molteplici e trasversali.

Durante gli appuntamenti ‘Scuola Aperta’ -prossimi sabato 16 Dicembre e sabato 27 Gennaio- e ancor di più durante gli appuntamenti di ‘Laboratori Aperti’ -dedicati ai ragazzi di 3^ media che desiderano approfondire la nostra conoscenza durante le mattinate scolastiche del 10 e 12 Gennaio- potrete vedere coi vostri occhi qual è la direzione della nostra scuola, capire le modalità progettuali che sono alla base di ogni lavoro creativo, approfittare delle lezioni dei docenti e… perché no?!? Mettervi in gioco e provare a cimentarvi in qualcuna delle nostre attività!

Vi aspettiamo, intanto, questo weekend, a Pordenone in Via Molinari 46/A !

gazél

Tra le attività promosse dalla nostra scuola in collaborazione con Mittelmoda District quest’anno troviamo l’incontro con la titolare del marchio Gazèl srl, accompagnata dalla sua commerciale.

La Gazèl nasce nei primi anni duemila in provincia di Udine come industria basata sull’ideazione e realizzazione di accessori moda: partendo dall’acquisto di materiali direttamente da terzi, nelle varie fiere del settore, per poi lanciare le proposte accessori nelle stagioni moda.

L’azienda negli anni è cresciuta, andando in controtendenza con la crisi economica che avrebbe travolto il settore moda e gli altri durante gli anni successivi.

Nel 2007, mentre in America le banche fallivano, l’azienda aumentava gli incassi, e nel 2008 ampliava e modificava la sua struttura aziendale.

Ora Gazèl srl è riconosciuta fra le eccellenze del Friuli: oltre agli accessori, grazie agli investimenti effettuati in maniera corretta, ha la possibilità di ideare e poi commercializzare ben due collezioni di abbigliamento a stagione.

Il successo di questa impresa risiede, come specificato più volte dalla titolare, nelle persone su cui ha fatto affidamento: oggi sono in quattordici e gestiscono una enorme mole di lavoro.

Il segreto è quello di avvalersi di laboratori esterni gestiti da aziende partner fin dalla nascita del ramo ideativo delle collezioni, per la realizzazione vera e propria dei capi.

Come già accennato, l’azienda si divide in due parti oltre a quella di normale amministrazione, cioè il reparto commerciale e quello di ideazione e progettazione.

Secondo la titolare l’aspetto ideativo/progettuale ricopre un importante 20% del lavoro, su cui la società investe le maggiori risorse nella ricerca delle tendenze; il restante 80% è legato alla commercializzazione del prodotto.

Grazie alle giuste manovre di marketing l’azienda è in grado di muoversi nei mercati esteri avvalendosi del prestigio del Made in Italy. Le piazze di commercio straniere legate al settore moda su cui la Gazèl srl punta di più sono quella francese e spagnola, ma qualche movimento avviene anche in Nord Europa, in oriente invece il Giappone ha accolto in maniera positiva le diverse collezioni proposte negli anni passati.

I capi per la vendita diretta vengono consegnati alle boutique e agli atelier per poi essere venduti, hanno anche a disposizione un sito online che ne facilita l’acquisto.

Per concludere, l’azienda ha proposto come uno dei temi per la primavera/estate 2018, un mood basato sulla luna di cui ci è stato mostrato in anteprima un video girato in una cava di sabbia, che fungeva da sfondo alla collezione.

Torniamo in passerella!

È appena partito il nuovo anno scolastico e di nuovo siamo protagonisti in passerella!

La data è quella del 24 settembre, la cornice è Piazza della Vittoria a Cordenons (ma in caso di maltempo sarà disponbile l’auditorium Aldo Moro) per l’evento Fashion&Co, moda e accessori in passerella.

L’iniziativa, organizzata da Confartigianato Pordenone, con il patrocinio di Regione Fvg e Comune di Cordenons, e la preziosa collaborazione e sostegno del Cata artigianato Fvg, dell’Iti Moda dell’Isis Zanussi di Pordenone e di Confcommercio Pordenone, mette in scena un mix di arte e artigianato: protagoniste le creazioni di alcune aziende artigiane che presenteranno anteprime dele loro collezioni autunno inverno 2017/2018. 

Sul palco non solo modelle, abiti e accessori, ma anche l’abilità artigiana di trasformare il tessuto in capi che acquistano grazia e bellezza e la trasferiscono a chi li infossa. 

In questo modo Confartigianato Pordenone intende valorizzare le imprese regionali produttrici del Made in Italy che conservano e tramandano l’abilita di utilizzare i più diversi tessuti e per creare un prodotto unico qual è sempre l’abito artigiano. Altra cosa rispetto al “fatto in serie”. Parliamo di capi che nascono per ciascuno di noi e che per questo valorizzano la figura di ciascuno.

Prezioso l’apporto dell’istituto Zanussi di Pordenone, con la sua divisione dedicata alla moda, che forma giovani talenti del made in Italy di domani.
Ci vediamo a Cordenons!

 Tim Burton’s Corpse Bride PROJECT

Il nostro Istituto ha recentemente avuto l’occasione e l’onore di ideare e realizzare i costumi per lo spettacolo della scuola ‘PassioneArteDanza’.
Approfittando così del periodo di alternanza scuola-lavoro (ASL), una selezione di allieve delle classi terze dell’ITI Moda è stata coinvolta nella progettazione di nove magnifiche interpretazioni, personali e tutte diverse tra loro, sul tema visionario e poetico de “La sposa cadavere” di Tim Burton.

L’incontro tra i mondi dei vivi e dei morti del più magico Burton ci porta a seguire un processo ideativo che prende il via dalla visione del film, farcito poi da una raccolta di immagini, ambientazioni, e un mood comune, arricchito di documentazioni su una specifica società passata: quella dell’epoca Vittoriana, alla quale lo stesso regista si aggrappa.

La rilettura di questa era, dark e fiabesca al tempo stesso, è stata la chiave di volta grazie alla quale la caratterizzazione di ogni abito è stata possibile… Quali migliori testimonianze delle foto post mortem tanto in voga in quel momento storico? Quale miglior punto di partenza se non quello delle immagini di -spesso giovanissimi- defunti, ritratti però come se fossero ancora in vita?

Il macabro si rincorre con l’ironico e ci porta all’individuazione delle idee e dei bozzetti, trasposti poi nella confezione degli abiti dalla linea ‘S’: le silhouettes si fanno strette nei corsetti e si liberano nelle crinoline, piatte nella parte anteriore e più gonfie dietro.

La realizzazione dei costumi si compone di materiali di recupero derivati da vecchi abiti da sposa rivisitati e alterati, di camici da dottore e vecchie camicie, merletti, pizzi e passamanerie che ricordano sempre più la ricchezza delle decorazioni di quell’epoca.

Riportando al manichino le reali misure delle ballerine, abbiamo iniziato a lavorare in collage, componendo ogni abito centimetro dopo centimetro, facendo attenzione ad ogni dettaglio; dopo una eccellente ‘prima prova’, a una settimana e mezza dall’inizio della stage, gli abiti sono pronti per essere sottoposti all’invecchiamento e alla manipolazione delle tinte.

I nove manichini hanno presto iniziato a prendere ‘vita’, raggiungendo un aspetto logoro attraverso colorazione a gesso, sbilanciamento degli orli, particolari tagli, abrasioni e bruciature.

Siamo felicissime di potervi invitare al Teatro Verdi di Pordenone il prossimo 17 Giugno alle ore 20.00 per lo spettacolo della scuola PassioneArteDanza o, ancora un volta, alla Pordenone Fashion Night del 29 Giugno nel Chiostro della Biblioteca, sempre a Pordenone, dove le allieve della scuola di danza riproporranno il loro spettacolo per tutti noi dell’ISIS Zanussi.

BUY online!

Ho letto recentemente un articolo, sul Sole 24 ore, che parla della moda nel digitale e, più precisamente, delle esportazioni dirette e indirette. La moda si mischia a flussi finanziari a noi impercettibili.

I numeri di questo sistema sono veramente impressionanti, si parla di miliardi: nel 2016 il fatturato inerente alla moda copre -da solo- tra export diretto e indiretto, il 60% del mercato del Made in Italy per quanto riguarda il digitale. Questo 60% equivale a dire 7,5 miliardi €, di cui 2 miliardi di euro sono relative alle esportazioni dirette, divise in altrettante fette a loro volta gestite da un maniacale oligopolio di cinque importanti aziende (o meglio, siti) che sono: Yoox, LuisaViaRoma, amazon.it, Marketplace e infine Net-à-porter; i restanti 5,5 milardi invece sono divisi in ‘pagine’ straniere tra cui spicca Zalando che, nel 2016, da solo, ha fatturato quasi un miliardo di euro.

La crescita di questo mercato fra il 2015 e 2016 è stata del circa +30%. Il sistema è basato sul comprare e rivendere, proprio come i negozi multi o monomarca, ma sono molto più apprezzati rispetto ai normali punti vendita, grazie alla globalizzazione e al web: la pubblicità che questi siti patteggiano con le case di moda prima di ogni stagione vale milioni, ma si parla a un pubblico ben più vasto… ne deriva che i costi diventano paradossalmente nettamente inferiori.

I siti di compravendita online sono i nuovi avvoltoi del mercato: non producono, non pagano affitti (se non per i magazzini), non hanno personale numeroso e costi fissi importanti e, soprattutto, le tasse sono ridotte a un quarto, se paragonate a quelle del classico negoziante. Le loro sedi sono molto spesso nei paradisi fiscali che -guarda un po’! – sono gli stessi su cui la moda punta di più, come il Giappone (in cui le tasse sono un terzo di quelle italiane, ma con il doppio di abitanti e quindi con un ventaglio ben più importante di acquirenti). 

Sempre in Giappone, grazie agli introiti dell’online, Valentino ha aperto una vetrina nella capitale, e altri grandi stilisti sono già arrivati ad Osaka, la Milano del Sol Levante, ma con una popolazione otto volte superiore.

Anche se questo tema è solo un esempio, rappresenta allo stesso tempo una tendenza per cui la moda si sta adattando sempre di più alle abitudini di noi persone: l’uso della rete, il luogo virtuale in cui, da qualche anno, si sta investendo di più.

Jeremy Scott

Colori fluo e tecno miscelati con pigmenti riconducibili ai maggiori esponenti dell’arte naturalistica, come il rosso vermiglio e il turchese, tessuti “secolari” quali la seta e il cotone applicati su materiali in vinile e Jersey… Sono queste le associazioni che fanno di Jeremy Scott un’artista poliedrico e stravagante.
Noto come Fashion designer di Moschino, le sue stampe ricordano le serigrafie di Andy Warhol che agli inizi degli anni sessanta diede vita al movimento della Pop Art.
Entrambi utilizzano la comunicazione pubblicitaria come contestazione di una determinata filosofia di pensiero tipica della società di massa.
E, se da un lato Andy Warhol diventa celebre dipingendo soggetti/oggetti di uso comune come la zuppa Campbell e scatole di Brillo Box contenenti delle semplici spugne da cucina, Jeremy Scott stupisce gli spettatori attraverso linee di profumi dalle confezioni eccentriche.
Moschino Fresh ne é la dimostrazione.
Un profumo irriverente, che, con una fragranza nata dalla combinazione di mandarino e bergamotto, colpisce per il suo packaging inusuale: una bottiglietta che ricorda i tipici contenitori spray utilizzati per detergere i vetri della casa. Provocazione per unire donna e profumo… o voglia di apparire ed essere riconoscibili come solo lui è in grado di fare?
Attendiamo la nuova collezione S/S 2018 con nuovi look e nuove performance, già, perché nelle sue sfilate le modelle non sono solo corpi nudi da vestire, ma donne in grado di agire e contribuire a rendere le passerelle di Moschino vere e propri palchi di un teatro.

Alla ricerca del tuo stile

Per un giovane creativo, si sa, la sfida costante è quella di anticipare i trend senza mai accantonare la propria visione dello stile e la propria personalità, e anzi, far si che l’incontro tra il mondo esterno e la personalissima visione di questo si sposino con gioia sul nostro ennesimo figurino.

 Al di là della perenne ricerca della linea giusta e della corretta stesura dei colori, e di tutti gli aspetti tecnici che nel campo della progettazione di moda ci sforziamo di ottenere, forse la raccolta del materiale che quotidianamente produciamo può aiutarci a crescere attraverso i nostri errori e a aggiustare il tiro ogni volta che ci troviamo di fronte a un nuovo progetto…e quindi…

Cos’è il croquis book?

Il croquis book è la nostra raccolta di materiale suddivisa per gli aspetti della progettazione: dal tema al moodboard, dalla palette colori alla ricerca delle linee, dai primi passi ideativi ai bozzetti, dai figurini ai platt. 

Niente di più semplice per aiutarci a far chiarezza nel garbuglio di idee che ci contraddistingue!
Attraverso il susseguirsi dei progetti troveremo un nostro personale stile e un modo via via migliore per raccontarlo attraverso un linguaggio fatto non solo di lettere, ma di aspetti che caratterizzano un lavoro sempre diverso e che trova codici nuovi a seconda del tema trattato… e ora…

BE CREATIVE!

Iris

Iris Van Herpen è nata nel 1984 ed è una stilista olandese.
Ha studiato Fashion Design presso l’istituto ArtEZ, all’interno della casa di moda di Alexander McQueen, a Londra, e da Claudy Jongstra ad Amsterdam.
Van Herpen ha subito attirato l’attenzione per le sue idee e le sue creazioni fuori dal comune, e nel 2007 ha iniziato a produrre capi a nome suo.
Dal luglio del 2011 è un’ospite prestigioso della camera sindacale dell’Haute Couture di Parigi e partecipa a molte esibizioni internazionali, oltre a creare due collezioni all’anno.

Le sue forme avveniristiche sono tutte rigorosamente fatte a mano, frutto di una costante ricerca sui materiali e sull’utilizzo di tecnologie insolite, come la stampa 3D. In tutte le creazioni cerca di rendere esplicita l’idea che « la moda è un’espressione artistica del proprio io e non uno strumento commerciale privo di contenuti. »

Anche il movimento, così essenziale per e nel corpo è altrettanto importante: cerca infatti di realizzare una perfetta tensione nel movimento, attraverso la fusione delle forme, delle strutture e dei materiali. La vita quotidiana della stilista la fa ragionare sulla storia, sul futuro, sull’umanità e sull’estetica. Traduce poi questi temi in una nuova collezione dove si concentra sull’artigianalità e l’innovazione.
Si dissolvono tessuti, pellami ed ogni traccia di materiale tradizionale; restano gli abiti. Quasi fossero sculture immateriali, avvolte da particelle atomiche, in grado di formare molecole appena percettibili: sulla passerella sfila una dimensione del tutto nuova, la terza. È solo grazie ad Iris Van Herpen, sibilla olandese da anni premonitrice della moda che verrà, che questa sublimazione può accadere. La giovane designer, nell’utilizzo di materiali innovativi all’interno delle sue confezioni, realizza una collezione pret-à-porter attraverso la tecnologia della stampa 3D, dimostrando come questa, lungi dall’essere un vezzo futurista, costituisca ormai parte integrante della conoscenza tecnica del presente. Plastiche tagliate al laser, rese origami, silicone, pvc trasparente, leghe di metallo ultraleggere sono i fili con i quali Van Herpen tesse le sue visioni; visioni che, nonostante ricordino la fantascienza, risultano tremendamente contemporanee ed indossabili.
Fonte d’ispirazione per la realizzazione di questi capi è stata un’illuminante visita al CERN, e il “caos generato dal magnetismo” come lei stessa dichiara. Dunque, totalmente rapita da questa

concezione di caos, Van Herpen ha dovuto dare ad esso un ordine perché potesse materializzarsi: indispensabile a questo fine è stata la proficua collaborazione con l’architetto canadese Philip Beesley e l’artista olandese Jolan van der Wiel. La collezione, così, è divenuta un perfetto connubio di design, architettura, arte e natura.

La definizione dello stile di Iris van Herpen è: “Una nuova direzione della moda che combina tecniche di artigianato con tecnologie futuristiche. Il mio concetto di moda riguarda le nuove strutture, i nuovi materiali e il movimento del corpo e la sua bellezza.”
Il magnetico esperimento della stilista olandese, forse l’unica, seria rivoluzione nella concezione di fare moda degli ultimi anni, mostra come investire in ricerca e sviluppo, accantonando per una volta le logiche del solo profitto, non sia un lusso sterile esclusiva del design d’avanguardia, al contrario, l’innovazione, risulta un elemento indispensabile, se si vuole sperare di eguagliare l’abilità dei grandi maestri del costume passato.

Sebbene, infatti, la società e, di pari passo, l’industria della moda siano radicalmente mutate, rimane il fatto che, per quanto oggi possa assumere diverse sfumature, il talento autentico, se presente, traspare; cristallino come le monadi firmate Iris Van Herpen.

Chi è Vivetta?

Chi è Vivetta Ponti? Vivetta Ponti è una giovanissima stilista “emergente” con un grande bagaglio creativo, ma non solo, è anche moglie, e mamma di un piccolo bambino di nome Otto, vive in una casa rosa e celeste, i suoi colori preferiti e ama tutti gli animali, ma soprattutto i gatti; le piacciono gli interni degli anni ’50 e ’60, ama i libri, i mercatini dell’usato, le architetture antiche. Insomma una donna curiosa e intellettuale, dal gusto delicato e retrò.

È nata come autodidatta e cresciuta durante lo stage svolto presso Roberto Cavalli dove ha guadagnato tutto il suo talento nel lavorare a contatto con ricami e stampe che ora rendono i suoi abiti in qualche modo surreali, incantati, appartenenti a un mondo delicatamente colorato. Ha inoltre lavorato anche per molti altri studi come designer acquisendo però anche nozioni imprenditoriali. Il viaggio di questa fantasiosa donna è stato illuminato sì dalla fortuna, ma soprattutto da una passione che non ha mai voluto cedere il passo al dubbio o al pessimismo, infatti Vivetta non si è voluta accontentare della sua situazione: il sogno che lei aveva progettato per sé non era quello di lavorare per altri, era quello di prendere tra le mani il frutto della sua stessa immaginazione, di poter creare un suo marchio e vedere tra le passerelle camminare l’espressione della sua creatività, dei suoi ricordi, di sé stessa. E lo fece. Fu così che nel 2008 iniziò a lavorare in proprio con l’aiuto della sua famiglia, iniziando da canali online come MySpace, promuovendo il suo brand con tenacia e nonostante le scarse premesse, i mercati esteri, come America e Asia, vennero colpiti dalla sua anima tenue ma dall’impronta moderna e solida, cominciarono così a riconoscerla e a chiedere i suoi prodotti. Fu così che ebbe inizio il suo preludio. Nel 2008 riuscì a vincere il concorso “Who’s on next” con sede a Parigi e la sinfonia continua fino ad arrivare alla sfilata presso il “Teatro Armani” nel 2015, grazie alla quale Vivetta riuscì finalmente a far crescere le radici della sua impresa anche qui, in Italia, nella sua patria, nella sua casa. Re Giorgio stesso afferma colpito dall’estro della nostra protagonista di oggi: “Vivetta è la migliore”. Ma non è solo lui a pensarlo, lo appoggiano tutte le donne che la sostengono vestendo su di loro il mondo Vivetta, come ad esempio la famosa Anna Della Russo giornalista presso Vogue Giappone o Alexa Chung modella e presentatrice inglese, oppure Peaches Geldolf diventata sua testimonial e altre ancora. Insomma la lista è lunga! Dunque cos’è che caratterizza la “Vivetta’s woman”? La sua donna è femminile, delicata, leggera, di classe ma anche proiettata verso il futuro, ironica, a cui piace sperimentare e giocare con la sua figura, eclettica. Le caratteristiche che probabilmente non vedremo mai scomparire nelle sue variopinte collezioni saranno  l’utilizzo dei ricami che fin dagli albori l’hanno caratterizzata, le mani, i visi, la natura e la femminilità nella sua più pura delle forme. Chiudo con gli auguri da tutto lo staff del blog: che la nostra Vivetta Ponti possa riuscire a stringere tra le dita la fama che il suo brand e lei come sua creatrice si merita.

Grazie! e… Alla prossima! Non perdetevi gli aggiornamenti!!

È il 20% di ciò che fai a generare l’80% dei risultati.

“È il 20% di ciò che fai a generare l’80% dei risultati.”

 Come può essere reale? Perché non ho mai ottenuto i risultati desiderati?

 Se davvero vogliamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati nella vita, nel lavoro e nelle relazioni, è bene iniziare a concentrarsi sulle basi del principio di Pareto.

Questo prende il nome dall’economista, sociologo e ingegnere italiano Vilfredo Federico Damaso Pareto, che studiando la distribuzione dei redditi e della ricchezza arrivò, a cavallo tra Ottocento e Novecento, a teorizzare questa relazione.

Nonostante gli inizi difficili, iniziò a diffondersi rapidamente negli anni ’60 come regola dell’ 80/20, e pian piano venne applicato a tutti gli aspetti del lavoro prima, della vita poi.

Il punto focale è che le relazioni che si generano nella vita di tutti i giorni non sono basate su un rapporto 50/50, dunque gli sforzi fatti non equivalgono ai risultati ottenuti.

Possiamo provare quindi ad applicarlo nella vita reale cambiando la nostra mentalità e se ci concentriamo su un rapporto di squilibrio otteniamo la risposta.

Se una giornata viene impiegata al 50% di duro lavoro non si otterrà mai il 50% dei risultati ottenuti, ma se impegnamo il 20% del tempo in fatica otterremo l’80% di ciò che desideriamo.

Riflettiamo…

È il 20% dell’arredamento a fare l’80% della scena…

È il 20% dei tuoi clienti a generare l’80% del volume degli affari…

È il 20% delle amicizie a darti l’80% delle soddisfazioni…

È il 20% dei capi del magazzino a farti ottenere l’80% delle vendite…

È proprio questo ultimo esempio su cui le aziende di moda si basano. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a un cambiamento radicale nel mondo della moda, le stagioni durano sempre meno, l’attesa tende a zero, le fashion blogger postano le sfilate in live, i brand del prêt-a-porter arrivano a distribuire nuove collezioni ogni settimana. È dunque di vitale importanza per le aziende stare al passo e concentrarsi sul 20% della produzione che rende l’80% del fatturato.